Cerca nel blog

lunedì 16 ottobre 2017

Quel cenno di intesa

Come state? Oggi vorrei parlarvi di un aspetto della vita in un paese come il Giappone che non molti conoscono. Qui esiste una sorta di “abitudine”, fra gli stranieri residenti, qualcosa che può sfuggire ad una prima occhiata ma è destinato ad emergere chiaramente col passare del tempo.

Di cosa si tratta?
In pratica, succede quasi sempre nello stesso modo: uno straniero incontra un altro straniero in mezzo alla folla. I due non si conoscono, e probabilmente non si incontreranno di nuovo, ma non appena si incontrano si scambiano un cenno.

Un piccolo cenno del capo, un inchino a malapena accennato, che si esaurisce nell'arco di un battito di ciglia e non comporta nessun altro tipo di impegno. La risposta poi non è molto diversa, un sorriso oppure un altro cenno del capo. All'improvviso, alcuni stranieri entrano in contatto per pochi secondi, si scambiano un cenno di intesa e si allontanano.

La prima volta che mi è capitato ero a Osaka, e pensando alla quantità di persone che popolano abitualmente la città quel gesto così inaspettato mi aveva sorpresa, e emozionata. Avevo passato il resto della giornata continuando a chiedermi se conoscevo l'altra persona oppure no.

Poi era successo di nuovo, tante volte, e allora mi ero resa conto che si trattava di qualcosa di più di una semplice coincidenza. Gli stranieri in Giappone si riconoscono immediatamente, e non parlo soltanto di una semplice differenza morfologica: pur essendo coinvolti nella vita quotidiana, e quindi immersi nei loro pensieri, mantengono comunque uno sguardo distaccato.
Osservano il mondo da una sorta di oblò, rappresentato da esperienze e conoscenze differenti, e che permette loro di mantenere una “velocità” diversa da quella delle altre persone che hanno intorno.

E, se capita che due stranieri si incontrino, senza pensarci si scambiano un saluto... Ma perchè?


In fin dei conti ci sono persone che li trovano anche piuttosto inopportuni... Una mia amica finlandese mi diceva sempre che queste cose le facevano paura.
Da un certo punto di vista posso comprendere il loro pensiero. Dopo esserci abituati al mondo “asettico” giapponese, composto da persone troppo impegnate per badare a chi sta intorno, non ci si aspetta assolutamente di ricevere un qualsiasi cenno da qualcuno. E quando succede diventa un momento “sconvolgente”.

Per me, al contrario, questi momenti sono belli e necessari.
Ogni volta che uno sconosciuto mi saluta con un cenno del capo, ricordo che il mondo è grande e pieno di persone con cui posso entrare in contatto.
Per darvi un'idea: quando sono tornata in Sardegna per le vacanze estive, mi è capitato di raccontare la situazione in cui vivo qui in Giappone, e la mancanza di persone con cui parlare che riscontro qui dove abito. La risposta è stata: “certo che per te deve essere difficile...”

Vivo in Giappone da nove anni ormai, e non ho mai avuto niente da eccepire nonostante qualche piccolo contrattempo lungo la via. Ho cominciato questa avventura con la consapevolezza di non sapere tante cose, e con la volontà di imparare. Quindi non ero particolarmente prevenuta.
Però mi sono resa conto di una cosa...

I giapponesi non amano mettersi in mostra, far vedere quello che pensano o dare un parere per primi. Quindi non sono dei grandi amanti del dialogo. Se capita di parlare con un giapponese, spesso e volentieri non si va oltre un discorso generico. Va pur sempre bene, ma in certi casi si desidera qualcosa di più.


Insomma, nessun problema nel vivere in questo paese, ma ho capito che devo trovare un modo di canalizzare tutta questa mia voglia di dialogo. Non ho ancora trovato una soluzione infallibile, ma ho deciso di non stare ferma a guardare quello che succede: cerco di partecipare a ricerche di mercato, a eventi pubblici, e di non fermarmi troppo a riflettere. E magari cercherò di cominciare qualcosa di grande, vedremo che ne verrà fuori, mentre sorriderò per i prossimi cenni di saluto che arriveranno da altri sconosciuti.

1 commento: